Cataratta

La cataratta è una opacizzazione del cristallino, ovvero quella struttura che permette la messa a fuoco delle immagini.
Questo processo è fisiologico nella maggior parte dei casi e generalmente inizia a partire dai 60 anni di vita.
I sintomi che il paziente accusa sono rappresentati da un calo del visus, miopizzazione dell’occhio e discromatopsia (sensazione di vedere gli oggetti ingialliti).

La cataratta è una alterazione che non può essere risolta con la terapia farmacologica, ma esclusivamente con quella chirurgica.
L’intervento di cataratta oggigiorno è ambulatoriale e viene effettuato in anestesia topica (instillazione di gocce direttamente nell’occhio da operare); di base la durata dell’intervento varia tra i 10 e i 15 minuti e dopo poche ore è già possibile apprezzarne i risultati.

Tale semplicità di esecuzione dal punto di vista delle tempistiche non deve trarre in inganno e far pensare che si tratti di un intervento banale. Va infatti correttamente pianificato, eseguito e controllato nel post-operatorio per ottenere i migliori risultati.

Cataratta Senile, da trauma, secondaria e da disfunzioni metaboliche

Esistono diversi tipi di cataratta: senile, da trauma, secondaria ( di cui si parlerà più avanti), da disfunzioni metaboliche ( es. il diabete).
Alla base della cataratta vi è un invecchiamento della lente cristallina; le cellule che compongono il suo contenuto proliferano e cambiano aspetto alterando la sua architettura interna. Sembrerebbe che il fenomeno che porti a tali cambiamenti anatomico-funzionali delle cellule sia un processo di ossidazione di alcune proteine. Inoltre sono stati riscontrati dei fattori di rischio per l’insorgere della cataratta, quali la predisposizione genetica e una scorretta alimentazione.
Queste modifiche portano all’opacizzazione del cristallino, un processo graduale divisibile in 4 fasi: iniziale, di intumescenza, di maturità e di ipermaturità.

L’intervento viene effettuato quando la cataratta è sufficientemente matura; intervenire chirurgicamente nello stadio di ipermaturità (tardivamente) è più complicato in quanto il materiale da rimuovere è più duro. Solo nei casi in cui l’intervento non è finalizzato ad un miglioramento del visus si può operare in fasi precoci della cataratta; si tratta di casi in cui coesistono delle patologie, quali stati infiammatori del bulbo o patologie retiniche, che potrebbero peggiorare in presenza di cataratta.

L’intervento chirurgico per la Cataratta non è mai eseguito contemporaneamente nei due occhi: si inizia dall’occhio con visus peggiore e tra un intervento e l’altro si consiglia che intercorrono almeno 15 giorni o comunque un completo ristabilimento della vista.
Questo breve intervallo di tempo permette che la riabilitazione possa avvenire in un breve periodo per entrambi gli occhi, riducendo il disagio.

La tecnica chirurgica d’elezione è la facoemulsificazione. L’occhio viene anestetizzato con delle gocce e viene effettuata una incisione sulla cornea che permetterà l’accesso al cristallino. Il cristallino viene frammentato ed aspirato. Dopo questa procedura può essere impiantata una lente artificiale e l’intervento è concluso. Normalmente non si applicano di punti di sutura (salvo casi eccezionali).

Col passare del tempo, tanto più giovane e reattiva è la persona operata, è possibile che insorga una cataratta secondaria. In realtà è solo una opacizzazione della capsula posteriore del vecchio cristallino. Questa capsula non viene asportata poichè serve a fare da appoggio al cristallino artificiale.  Diversamente dalla cataratta già operata, per questa non sarà necessario rientrare in sala operatoria ma soltanto eseguire un piccolo forellino, dall’esterno, mediante un raggio laser. Questa procedura si chiama capsulotomia YAG Laser e dura pochi minuti, effettuando una sorta di pulizia della lente. La procedura è indolore.



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