Retinopatia Diabetica

Con il termine di retinopatia diabetica si descrive una patologia oculare che si riscontra nella maggior parte dei soggetti affetti da diabete mellito, soprattutto del tipo 1 (insulino dipendente). Chi soffre di questo tipo di diabete ha circa venti volte più possibilità di sviluppare danni alla retina ed alle altre strutture oculari.

Colpisce più spesso soggetti diabetici tra i 25 e i 60 anni e non si manifesta in genere nel primo periodo diabetico; ma le possibilità di insorgenza della patologia aumentano in maniera esponenziale quando si è contratta la malattia da almeno dieci anni.

I diabetici soffrono di danni alle pareti dei vasi sanguigni, in particolare del microcircolo di vari organi (principalmente rene, cuore, cervello e occhi).

Questo danno comporta la mancanza di adeguato apporto sanguigno (e, quindi, di ossigeno) ad alcune zone della retina che entrano in sofferenza (diventano ischemiche); prima che questo avvenga rilasciano un fattore di crescita di nuovi vasi (VegF) che, induce la loro proliferazione incontrollata, ciò danneggia moltissimo il tessuto retinico e provoca un importante calo visivo.

Distizioni retinopatia diabetica

La retinopatia diabetica può essere distinta, sulla base della presenza o meno di vasi neoformati, nella forma proliferativa (considerata più grave) e una forma non proliferativa.

La prima è caratterizzata dalla presenza di un’intensa proliferazione vascolare, con vasi estremamente fragili (che quindi molto spesso tendono alla rottura provocando danni reinitici): i sintomi della retinopatia diabetica sono, in generale, di alterata visione (riduzione del visus fino all’ipovisione o alla cecità), mentre la forma non proliferativa non presenta questa proliferazione di nuovi vasi, ma solamente microaneurismi (che interessano sia i piccoli vasi retinici ma anche vasi di calibro maggiore) e talvolta presenza di essudati (con depositi proteici, lipidici e glucidici che anche loro tendono a peggiorare la visione).

Tuttavia si può dare il caso che la forma meno grave (non proliferativa) possa degenerare in quella proliferativa.



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